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Testo: Neon – Sfera Ebbasta & Shiva
[Shiva]
Sono da due ore su un tuo Reel (Reel)
Penso a tutto il male che ti ho fatto da un po’
Quel vestito te l’ho dato io (Io)
Ora te lo sta togliendo un altro però
E ultimamente ho licenziato Dio (Dio)
Le cose stanno andando troppo male e non so
Come posso uscire dall’oblio
[Sfera Ebbasta]
Sotto le luci al neon siamo una cosa sola
Conosco ogni tuo neo, li so tutti a memoria
E penso che fa male guardarti mentre te ne vai via
Sempre l’umore nero, per questo bevo viola
Non so essere sincero solo con una donna
Ora ho queste collane e contanti, ma tu non sei più mia
Sotto la pioggia i riflessi di quelle luci al neon
In una notte d’inverno ci siamo detti addio
So pensarti così forte fino a fermare il tempo
Quell’abbraccio che ti scalda adesso non è più il mio
E ho cercato i tuoi occhi tra quelli di altre
Sbaglio sempre e poi pretendo che torni, ma resti distante, oh no
Non è rimasto niente a parte il vuoto tra noi
E un tatuaggio con le mie iniziali che coprirai
Quello che trascuri non sarà più tuo prima o poi
E non riesco a perdonarmi, non riesco a perdonarti, oh no
Sotto le luci al neon siamo una cosa sola
Conosco ogni tuo neo, li so tutti a memoria
E penso che fa male guardarti mentre te ne vai via
Sempre l’umore nero, per questo bevo viola
Non so essere sincero solo con una donna
Ora ho queste collane e contanti, ma tu non sei più mia
[Shiva & Sfera Ebbasta]
Hai lasciato la scia per tutte le scale (Uah)
Quando sei andata via, via da queste strade (Uoh)
Sarebbe una bugia dire che non fa male (No)
Sarebbe una follia, un angelo che cade
Baby, io lo so, questo mondo, anche se urliamo, tanto non ci sente (No, no)
Quindi litighiamo e ci ammazziamo tra la gente (No, no)
Non lasciare che l’”adesso” distrugga il “per sempre” (No, no)
Io non son sicuro che ci sia un “per sempre” (Uoh, uoh)
Scende rain, son le sei sul mio clock
Dove sei? Con chi sei? Non lo so (Eh)
Ma per te perderei tutto ciò, quel che ho (Mhm-mhm)
[Sfera Ebbasta]
Sono da due ore sul tuo Reel (Sul tuo Reel)
Penso a tutto il male che ti ho fatto da un po’
Quel vestito te l’ho dato io (Oh, oh)
Ora te lo sta togliendo un altro però
Ultimamente ho licenziato Dio
Le cose stanno andando troppo male e non so
Come posso uscire dall’oblio (No, no)
Sotto le luci al neon siamo una cosa sola
Conosco ogni tuo neo, li so tutti a memoria
E penso che fa male guardarti mentre te ne vai via
Sempre l’umore nero, per questo bevo viola
Non so essere sincero solo con una donna
Ora ho queste collane e contanti, ma tu non sei più mia
Interpretazione del testo
“Neon” di Sfera Ebbasta e Shiva è un brano che si muove tra malinconia e nostalgia, affrontando le conseguenze emotive di una rottura amorosa. I due artisti danno voce al dolore che nasce quando una relazione importante si interrompe, ma i sentimenti e i ricordi restano vivi, ossessivi, spesso insopportabili.
Ossessione, rimpianto e perdita
La canzone si apre con Shiva che, in modo quasi ossessivo, rivela di essere da ore immerso nei contenuti social della ex. Questo dettaglio è indicativo di come le rotture sentimentali vengano vissute oggi: non c’è più solo la distanza fisica, ma anche la presenza virtuale costante che alimenta il rimpianto. La frase “Quel vestito te l’ho dato io, ora te lo sta togliendo un altro però” è un colpo diretto: i segni dell’amore passato ora appartengono a qualcun altro, e questa consapevolezza trasforma la gelosia in sofferenza pura.
Shiva prosegue con una frase forte: “Ho licenziato Dio”. Il suo senso di smarrimento è totale, le cose vanno male al punto da non riuscire più a credere nemmeno nel destino, nella protezione o nella spiritualità. È un modo per dire che quando l’amore finisce, tutto sembra perdere senso.
Il neon come simbolo della relazione
Il neon, che dà il titolo al pezzo e che viene ripreso nel ritornello da Sfera Ebbasta, diventa il simbolo della relazione: sotto quelle luci “siamo una cosa sola”. Il neon è spesso associato a luci fredde, artificiali, notturne, che illuminano spazi urbani, malinconici, luoghi di passaggio o di incontri fugaci. Sotto queste luci i due amanti si sentivano uniti, al riparo dal resto del mondo, ma ora la luce del neon evidenzia la solitudine e la distanza.
Sfera Ebbasta si sofferma sulla memoria fisica della persona amata: “Conosco ogni tuo neo, li so tutti a memoria”. Questa attenzione ai dettagli corporei sottolinea quanto sia ancora presente il ricordo, tanto che vederla andare via provoca un dolore reale e acuto. Il senso di perdita si unisce al rimpianto: “E penso che fa male guardarti mentre te ne vai via”. L’alcol diventa un rifugio, ma anche un segno di uno stato emotivo instabile: “Sempre l’umore nero, per questo bevo viola”.
Incapacità di amare e autoanalisi
“Io non so essere sincero solo con una donna” è una delle frasi più forti di Sfera Ebbasta: ammette il suo limite nell’essere autentico e profondo in una sola relazione. La ricchezza materiale, le “collane e contanti”, non compensano la perdita dell’amore, anzi sottolineano il vuoto lasciato dalla fine della relazione.
L’alternarsi delle voci dei due artisti, il continuo ritorno sui momenti condivisi e sulle colpe, danno al brano una struttura ciclica, tipica del pensiero ossessivo che segue ogni rottura importante. Il ritornello ripetuto rafforza il senso di immobilità e di impossibilità di andare avanti.
Il tempo, il vuoto e l’irrecuperabile
Nella seconda parte del brano emergono la fatica di lasciarsi alle spalle la relazione e l’illusione che tutto possa tornare come prima. “Non lasciare che l’‘adesso’ distrugga il ‘per sempre’” è una supplica disperata: i due artisti si aggrappano alla speranza che il presente non cancelli i sentimenti e le promesse di eternità. Ma subito dopo arriva la presa di coscienza: “Io non son sicuro che ci sia un ‘per sempre’”. Il futuro è incerto, l’amore eterno è una chimera.
Il vuoto creato dalla separazione è tangibile: “Non è rimasto niente a parte il vuoto tra noi / E un tatuaggio con le mie iniziali che coprirai”. Anche i segni più profondi, quelli impressi sulla pelle, alla fine possono essere cancellati, coperti. È il simbolo definitivo della fine, dell’impossibilità di tornare indietro.
“Neon” è una canzone che racconta la fragilità e la sofferenza che si nascondono dietro l’immagine di forza spesso esibita dai suoi interpreti. I due artisti mettono a nudo la loro vulnerabilità, mostrando che la fine di una relazione lascia cicatrici profonde, difficili da guarire. L’uso delle immagini urbane e notturne, la ripetizione delle ossessioni, il senso di smarrimento spirituale e la difficoltà di accettare la realtà sono tutti elementi che rendono “Neon” una moderna ballata sulla perdita e sull’incapacità di dimenticare chi si è amato davvero.